giovedì 4 giugno 2020

Ripensare alle diseguaglianze nella società civile.

Mentre  oggi  poniamo  l’attenzione ai  vari  provvedimenti  di  macroeconomia del governi  mondiali  in  carica,  un  elemento  sembra che si  sia  incanalato  in  un  processo inarrestabile complice la globalizzazione  e  un’evoluzione  un  po’  distorta del  pensare l’economia : l’allargamento  della forbice di  disuguaglianza nella  nostra società.  La concentrazione del  patrimonio  nelle mani  dei  più  ricchi,  parliamo  dei  vari  Bezos  e Gates,  si  è  cosi  affermata tant’è che  oggi  26  persone,  secondo  un  rapporto  Oxfam  del 2018,  detengono  il  patrimonio   di  3  miliardi  e  800  milioni  di  poveri,  quasi  la totalità della  popolazione mondiale.  L’ingiustizia   fiscale grava  sulle spalle dei  più  poveri, addirittura   nel  nostro  pianeta solo  4  centesimi  per ogni  dollaro  raccolto  dal  Fisco  (  in riferimento  al  2015)  proveniva  dalle imposte  sul  patrimonio,  (  Fonte Avvenire). Nei  paesi  in  via di  sviluppo  un  bambino  di  una famiglia economicamente disagiata  ha il  doppio  delle possibilità di  morire entro  i  5  anni  ,  rispetto  un  suo  coetaneo benestante,  fenomeno  che  riscontriamo  anche nei  paesi  industrializzati  :  ad  esempio  a New York,  l’aspettativa di  vita in  un  quartiere povero  è  di  6 anni  rispetto  un  agiato. Quali  sono  le cause principali,  se volessimo  fare  un’analisi  concreta,  che hanno permesso  un  allargamento  della forbice di  disuguaglianza nel  ventesimo  secolo? Cerchiamo  di  individuarle in  linea macro  generale: I processi  di  digitalizzazione telematica:  nei  paesi  altamente  sviluppati  come ad esempio  gli  Usa  o  le  grandi  economie europee,  quasi  l’87%  della popolazione ha accesso  ad  una connessione  internet,  mentre nei  paesi  del  terzo  mondo,  la  percentuale si  abbassa al  19%  (  fonte Il  sole 24  ore ). Le  mutazioni  climatiche  e  l’eccessivo  sfruttamento  delle risorse  non rinnovabili,  le quali,  in  mancanza  di  un’armonia legislativa a  livello  globale,  hanno  colpito maggiormente  i  paesi  sottosviluppati,  aumentando  la  povertà e  il  disagio  sociale e conseguentemente  il  fenomeno  migratorio  nei  paesi  europei. Le politiche urbanistiche,  ancora poco  incisive e  presenti  nei  paesi  del  terzo  mondo,   accentuando  il  divario  in  termini  di  qualità  della  vita fra  paesi  ricchi  e  paesi  poveri. Poniamo  in  essere alcune riflessioni,  in  chiave economica e sociale  : è necessario  ripensare   ad  un  sistema economico  alternativo?  Assolutamente si, Economia umanistica,  secondo  la dotta  espressione del  prof.  Malvezzi,  un’economia che  ponga l’essere  umano  e  le  sue qualità  al  centro  dell’agire e  non  l’economia 
speculativa che  ha causato  e  sta causando  le più gravi  crisi  economiche e  sociali  dal dopoguerra ad  oggi;  ripensare ad  un  sistema di  produzione  in  cui  è  l’uomo  (lo  stato) che controlla  i  processi  di  produzione automativi  e  non  l’incontrario. Deve cambiare anche  la concezione di  stato  dal  punto  di  vista  economico,  tributario, vietando  il  dumping  fiscale  dei  grandi  capitali  come FCA,  FACEBOOK,  AMAZON, RYANAIR e  introducendo  una patrimoniale che sostenga l’equità fiscale   sancita dall’art.53  della costituzione (  chi  ha di  più  è giusto  che dia economicamente di  più); lo  stato  deve  tornare  al  centro  dell’economia,  secondo  la concezione Kenesyana, ponendo  fine al  liberismo  che  rappresenta il  male dei  nostri  giorni. Ripensare  al  modo  di  far  politica,  dando  la  voce agli  ultimi  (,disoccupati,  partite  iva,  lavoratori  dipendenti)   in  modo  che  il  conflitto  dialettico, secondo  la concezione Hegeliana,  torni  a  livello  servo-padrone e  non permanga più  a livello  orizzontale  nella classe media;  è  necessario  tornare  a ‘’svegliare ‘’  la coscienza di  classe e  questo  può  esser fatto  solo  tornando  a  stare  dalla  parte del popolo,  nelle periferie,  nei  circoli,  nelle fabbriche  sempre  e solo  dalla  parte degli operai,  oggi  vittime di  una continua erosione dei  diritti  duramente conquistati.   MOSLEHI MAICHEL 

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