Dopo questo ultimo, ma non ultimo perché ne arriveranno altri DPCM, abbiamo capito che oltre alla pandemia alla conseguente crisi economico sociale, dobbiamo continuare a pagare l’impreparazione e gli errori politici da una parte, la minimizzazione quando non negazionismo dall’altra, il paese così senza riferimenti rischia di essere facile preda della parte peggiore dalle mafie al populismo al fascismo.
Dopo aver superato quello che credevamo il periodo peggiore della pandemia partito quel venerdì 21 febbraio con il paziente 1 di Codogno con 233 morti moltiplicati a 631 dopo qualche settimana, e 11827 dopo un mese, poi non lì abbiamo più contati ci siamo assuefatti, perché le rianimazioni erano insufficienti e gli ospedali era in tilt.
Sapevamo anche che, in realtà aldilà dei dati ufficiali le prime avvisaglie le avevamo avute già a partire da novembre 2019 con tutta una serie di polmoniti anomale, sia per la patologia che per il numero, dati del servizio sanitario nazionale, segno questo che quella che prima era un’epidemia e che si è trasformata in pandemia era già tra noi.
Non conoscevamo bene il virus, ci ha presi alla sprovvista, e quindi un po' per paura un po' per dovere siamo stati pazienti, anche perché non potevamo non apprezzare il grande sforzo che il paese e soprattutto gli operatori sanitari che chiamavamo eroi stavano e stanno facendo.
L’estate ci ha fatto dimenticare tutto, i ristoranti si sono riempiti anche senza troppa distanza, perché occorreva recuperare l’incasso perso nel lock-down, si sono organizzate sacre e feste, magari non le processioni perché i sindaci non potevano non far divertire i turisti né i prefetti sono intervenuti per vietarle.
La politica diceva mai più, ci organizzeremo per scongiurare quanto abbiamo dovuto subire, eppure sapevamo che insieme alle normali influenze autunnali sarebbe tornato il covid ad acuirsi perché in realtà non è mai sparito, e Allora Quelli che abbiamo chiamo eroi sono sempre meno perché qualcuno non c’è più qualcuno è in pensione, non abbiamo dotato il sistema sanitario di nuove strutture non abbiamo risolto i problemi del fabbisogno di quanti ancora oggi aspettano la cassa integrazione, i tanti invisibili senza diritti e senza sostegni sono aumentati la lezione non è servita.
E’ chiaro che non andiamo in piazza oggi per ovvi motivi anche di sicurezza, ma ci aspettiamo un cambio di rotta rispetto alla sanità di prossimità, a un intervento sulla situazione del trasporto pubblico che nei grandi centri continua ad essere un grande veicolo di contagio, e unitamente ad una politica di intervento economico immediato nei confronti dei più deboli ad un ripensamento della politica economica come diritto alla vita e non come rincorsa al capitalismo fine a se stesso, perché potremo anche non morire di covid vaccino permettendo ma potremo morire di fame.
Queste brevi riflessioni vogliono essere solo uno spunto di riflessione, un punto di partenza per mettere al centro del dibattito i diritti e per ritrovare il valore dell’umanità per una società inclusiva dove ritrovare i valori del vivere oltre i valori di mercato.
Il segretario provinciale del PCI FROSINONE
BRUNO BARBONA
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