giovedì 31 dicembre 2020

Sospensione idrica 4 gennaio 2021 sull'intero territorio comunale

BUON 2021... l'anno del centenario del partito e che sia di buon auspico per tutti i lavoratori, disoccupati e pensionati.

Il Partito Comunista Italiano di Aquino augura a tutta la cittadinanza Buon Anno con la viva speranza che ci si possa velocemente lasciare alle spalle questo 2020 caratterizzato da una grande crisi sanitaria ed economica mai vista prima.
Nel 2021 ricorre anche il centenario del PCI, nato a Livorno il 21 gennaio 1921, e ci auguriamo che sia di buon auspicio per tutti i lavoratori, disoccupati e pensionati d'Italia.

sabato 19 dicembre 2020

Voucher alimentari: bisogna operare con oggettività ed equità per la loro assegnazione

Abbiamo appreso con molto piacere, dell’assunzione della Delibera della Regione Lazio relativa allo stanziamento dei buoni spesa, e della conseguente ripartizione dei fondi spettanti ai singoli Enti Locali, determinata dalla stessa Giunta Regionale, da cui risultano assegnati per i novantuno Comune della Provincia di Frosinone circa un milione e cinquecento mila euro.
 In questi casi pur essendo d’obbligo il condizionale,  relativamente alla tempistica di erogazione e tutto l’iter ad essa connesso,  non possiamo non rilevare come l’importo stanziato sicuramente non è sodisfacente per copre le reali necessità di tutti gli aventi diritto,  e ciò non è  un invettiva aleatoria, bensì la costatazione relativa ai dati emersi nella prima fase della pandemia,  per cui così come era già accaduto in passato, lo stanziamento deliberato  non sarà sicuramente sufficiente a raggiunti tutti gli aventi diritto.
Proprio riferendosi all’esperienza del recente passata, registriamo oltre allo stanziamento insufficiente a coprire il fabbisogno dell’intera provincia, che come già accaduto priverà dell’opportunità di usufruire della misura assunta dalla Regione, una parte di aventi diritto, che in un momento di crisi economica e di sistema come quello che stiamo vivendo non può accadere perché nessuno può essere lasciato indietro.
Emergono inoltre come in passato, tutte quelle criticità tipiche di chi opera senza l’assunzione di criteri di oggettività ed equità, che rischiano di escludere dai benefici una gran parte di ipotetici aventi diritto che solitamente risultano essere quelli meno accorti o più distanti dai palazzi in cui si esercita la politica.
Vale la pena ricordare che spesso la nostra gente vive anche lo stato di bisogno o di necessità con grande dignità, occorre quindi un intervento oltre che capillare operato in modo da non ledere la sensibilità e la dignità, in modo asettico e operato attraverso le strutture preposte.
E bene ricordare come nella scorsa tornata elettorale sia stato costruito il consenso politico proprio mediante i fondi messi a disposizione per sopperire alle necessità emerse in forza della pandemia.
Per contro queste sono le occasioni in cui la politica dovrebbe dimostrare come il diritto, esercitato in forza di legge non slegato dall’etica e la morale sono elementi imprescindibili per esercitare il ruolo pubblico.
Queste brevi considerazioni vogliono essere solo uno spunto di riflessione, un punto di partenza per mettere al centro del dibattito i diritti e per ritrovare il valore dell’umanità per una società inclusiva dove ritrovare i valori del vivere oltre i valori determinati dal mercato e dal profitto.
Le stesse riflessioni che saremo costretti a dover fare relativamente alla prossima campagna vaccinale, per la quale i paesi occidentali si stanno preparando, e che ad oggi non tiene conto del diritto al vaccino di tutti i cittadini aldilà della cittadinanza, dello stato sociale, o del diritto di nascita.
 F.to  Segretario Provinciale PCI
  BRUNO BARBONA

lunedì 14 dicembre 2020

10 anni di smembramento del SSN hanno provocato un DISASTRO SANITARIO. SIAMO PER UNA SANITÀ PUBBLICA!

E’ sostanziale ed evidente la disgregazione del Sistema Sanitario Nazionale in questa seconda fase della pandemia da COVID-19, se durante la prima fase siamo riusciti ad ottimizzare le risorse in ogni ambito nonostante i tanti contagi ed i tanti morti, in questa attuale fase ci troviamo di fronte ad una cruda realtà,10 anni di smembramento del SSN hanno procurato un disastro sanitario, colpevoli di aver agevolato il sistema sanitario privato lasciando morire un sistema che collettivamente è sempre stato denominato Assistenza Sanitaria Universale e che rappresenta un sistema di assistenza sanitaria in cui a tutti i residenti di un determinato paese o regione è garantito l'accesso all'assistenza sanitaria. È generalmente organizzata in modo tale da fornire i servizi sanitari, con l'obiettivo finale di migliorare i risultati sanitari.
L’assistenza sanitaria è la nostra più grande industria, quindi considerata solo una componente finanziaria che è necessariamente socializzata.
 L’assistenza sanitaria è stata a lungo una delle questioni più contestate politicamente.
La lotta sulla riforma sanitaria è stata forse la questione più acuta della politica nazionale, esemplificata oggi da un totale fallimento. Purtroppo anche in questo ambito, così come in altri riguardanti la salute, l’obiettivo principale risulta il risparmio sulla prestazione anziché la salute del paziente trascurando la possibilità di disporre di un servizio professionale, corretto e legale.
Le figure che ruotano intorno all’assistenza sono molteplici ma non per questo degni di essere valorizzate.
Parliamo di figure che toccano aspetti fondamentali nella cura di un paziente quali la prevenzione, l’educazione, la riabilitazione e la palliazione, seguendo il nucleo familiare e diventando, così, un punto di riferimento.
Con il passare del tempo il diffuso malcostume ha depauperato e snaturato la figura del personale sanitario creando una (falsa) credenza circa le reali competenze e il correlato riconoscimento economico. Il riconoscimento economico diventa così un ostacolo enorme proprio perché non ufficialmente riconosciuto, ne da parte delle istituzioni ne da parte dei fruitori.

Tutta questa premessa serve a dire che oggi  non servono nuove leggi e nuove programmazioni: tutte le soluzioni per la Fase 2 di COVID-19 sono nel Patto per la Salute 2019-2021, approvato in Stato Regioni a fine 2019 e che per la pandemia non ha fatto ancora in tempo a essere del tutto applicato.
Nel Patto della Salute ci sono figure sanitarie come ad esempio l’infermiere di famiglia/comunità (IFeC), una figura che l’OMS ha già descritto e introdotto fin dal 2000, ma che nel nostro Paese per ora è solo ufficiale sulla carta, ma non attuata ovunque. Nelle Regioni dove tale ruolo è a pieno regime (poche per il momento, quasi tutte benchmark, e in molte ancora in fase di sperimentazione) i cittadini hanno un punto di riferimento preciso nel loro territorio per qualsiasi necessità assistenziale. In alcune Regioni dove la sua attivazione ha già preso piede prima dell’introduzione nel Patto) sono rilevanti a partire da una risposta immediata e tempestiva alle esigenze della popolazione, che si rivolge al servizio di Pronto Soccorso in modo più appropriato e con conseguente riduzione dei ricoveri (in quanto si agisce prima che l’evento acuto si manifesti) e quindi riduzione del tasso di ospedalizzazione del 10% rispetto a dove è presente la normale assistenza domiciliare integrata.
 L’infermiere di famiglia/comunità è garanzia anche della continuità assistenziale. Se tale figura fosse già stata istituita avremmo avuto una rete adeguata per gran parte delle funzioni assegnate alle USCAR per COVID-19 che, ad ogni buon conto, dovrebbero essere formalizzate come accade in alcune Regioni in qualità di micro-équipe medico infermieristiche.
È il concetto delle équipe territoriali, un concetto fondamentale da perseguire nella fase 2. Una forte presenza dell’infermieristica di famiglia e comunità che lavori accanto alla medicina generale. Dove l’infermiere di famiglia/comunità c’è, si registra anche la riduzione dei tempi di percorrenza sul totale delle ore di attività assistenziale, passata anche dal 33% al 20% in tre anni, con un importante recupero del tempo assistenziale da dedicare ad attività ad alta integrazione sociosanitaria.
Senza dimenticare la promozione di un rapporto di maggiore fiducia tra infermiere e cittadino, dovuta a una più rilevante prossimità e una migliore offerta assistenziale che va oltre la prestazione erogata, verso una dimensione sociale e relazionale che migliora la qualità di vita dei cittadini. Secondo un’indagine condotta sulla qualità percepita dai pazienti e familiari fruitori del servizio, gli utenti sono più che soddisfatti del nuovo servizio: il 93% degli intervistati ritiene che la presenza dell’infermiere di comunità (quali sono le RSA ad esempio) risponda meglio ai propri bisogni assistenziali rispetto al precedente modello di assistenza domiciliare integrata.
Quindi per la Fase 2 ci vuole l’infermiere di famiglia/comunità.
E per averlo serve un’integrazione degli organici infermieristici ormai all’osso: durante la pandemia i turni sono stati anche oltre le 12 ore.
Quanti ne servono? La stima (senza considerare le Regioni in cui è presente un maggior numero di anziani e fragili dove le necessità aumentano) l’ha fatta la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche: sul territorio, per rispondere ai bisogni di salute degli oltre 24 milioni di cittadini con patologie croniche o non autosufficienza, la Federazione nazionale degli infermieri ha calcolato la necessità media di almeno un infermiere ogni 500 assistiti (assistenza continua) di questo tipo: circa 20mila infermieri di famiglia/comunità. Un numero che è desumibile anche calcolando un infermiere di famiglia e comunità ogni 3mila cittadini circa.
Inoltre, l’infermiere di famiglia/comunità può rappresentare una soluzione per quanto riguarda l’assistenza nelle “aree interne”: si tratta della cura di oltre un terzo del territorio italiano (le zone montane coprono il 35,2% e le isole l’1% della Penisola) e la collaborazione tra infermieri di famiglia e di comunità sul territorio – sociale e di cura – per il sostegno in quelle zone che oggi spesso sono spopolate perché prive proprio di supporti sociali e più in generale di servizi pubblici, rappresenterebbe anche uno strumento utile alla riduzione delle attuali disuguaglianze.
Ci dobbiamo rendere conto che 20mila nuovi infermieri introdotti nel sistema da subito non sono pochi  ma utilizzando ad esempio anche i liberi professionisti e comunque forme di partecipazione che si possono decidere in seguito, l’istituzione di questa nuova figura in modo omogeneo ovunque, almeno per la metà degli organici necessari, rappresenta una vera e propria arma in più per fare fronte nella Fase 2 all’emergenza COVID-19”, figuriamoci nella paventata Fase 3.
 


lunedì 7 dicembre 2020

UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO - COMUNICATO PCI - LAZIO



Stiamo vivendo, come crediamo sia evidente a tutti, una vera e propria rivoluzione totale che riguarda l'automatizzazione  dei mezzi di produzione e l'informatizzazione del lavoro, che non sarà solo smart working. Passata questa emergenza sanitaria legata alla pandemia nulla sarà come prima. Le aziende che non riusciranno ad adeguarsi ai nuovi modelli saranno tagliate fuori dal mercato e lo stesso dicasi per i lavoratori che non implementeranno le necessarie competenze. Questo processo, già iniziato, sarà irreversibile e porrà le nazioni di fronte a una sfida: la conoscenza.

Dovremo produrre uno sforzo finanziario notevole, investire in innovazione e ricerca e adottare politiche riformatrici, ammodernare e rendere più efficiente la macchina amministrativa per raccogliere ed affrontare al meglio questa sfida. Serve, altresì, un nuovo modello di sviluppo che sia basato su due pilastri fondamentali: imprese e lavoratori. In questo quadro la formazione del personale assume un importanza fondamentale, e in questo senso occorre utilizzare al meglio le risorse del Fondo sociale europeo, poiché nel passato, a causa della lentezza e dell' inefficienza della nostra burocrazia, sono state inutilizzate notevoli somme di denaro.

La prima rivoluzione copernicana dovrà riguardare, appunto, la nostra burocrazia, anche con cospicue assunzioni, indirizzandole nei vari livelli regionali e statali. Ma non sarà sicuramente questa classe politica dirigente,  che pure dovrà attrezzarsi, all'altezza per affrontare queste sfide. L'Italia ha bisogno di una svolta politica che le attuali forze presenti in parlamento non sono in grado di garantire, in quanto totalmente inadeguate.

il segretario regionale PCI - LAZIO

Oreste Della Posta

martedì 1 dicembre 2020

Ad Aquino altri 17.049 euro per buoni spesa e carte prepagate dalla Regione Lazio

ASSISTENZA ALLE FAMIGLIE IN SITUAZIONE DI CONTINGENTE INDIGENZA ECONOMICA.

Ulteriori 15 MLN, a favore dei Comuni del Lazio, mediante l’erogazione di buoni spesa e/o card prepagate per l’acquisto di pacchi di generi alimentari e spese per medicinali.
Ad Aquino sarà destinata una somma pari a 17.049 euro.