domenica 21 maggio 2017

LA QUESTIONE AMBIENTALE IN PROVINCIA DI FROSINONE

L’inquinamento si sa che è una tematica molto sensibile attualmente e risulta essere una piaga sociale piuttosto rilevante a livello globale. Non bastano le campagne promozionali per invogliare ad un risparmio energetico e ad adottare uno stile di vita sostenibile, nel rispetto dell’ambiente e dell’intero ecosistema. Purtroppo la nostra provincia, in termini di inquinamento non è seconda a nessuno, tant’è vero che le si da il triste appellativo di “terra dei veleni”. Essendo nell’entroterra e circondata dai monti, geograficamente non si colloca in una posizione favorevole per il ricambio dell’aria, quindi è facile immaginare che la qualità di quest’ultima è davvero pessima. Diversi comuni si sono attrezzati per la rilevazione delle polveri sottili (le cosidette pm 10) ed anche in questo periodo i valori registrati sono vicini alla soglia massima di sforamento: si parla all’incirca di cinquanta microgrammi per metro cubo. Il dramma ambientale della provincia di Frosinone sconta anche un lungo periodo in cui molte imprese hanno illecitamente interrato rifiuti tossici, senza che la politica locale facesse adeguati controlli per evitare tutto questo. E’ vero che la concentrazione del settore manifatturiero da un lato giova alla nostra provincia poiché ha offerto e continua a offrire posti di lavoro, ma questo non significa che le fabbriche possano inquinare indiscriminatamente. Inoltre, ad aggravare la tossicità dell’ambiente ci sono anche due impianti di smaltimento rifiuti presenti nel giro di pochi chilometri: la SAF di Colfelice ed il termo combustore di San Vittore del Lazio, già tristemente famoso nelle cronache correnti in quanto un’indagine dell’Arpalazio ha fatto registrare un livello di contaminazione delle acque sotterranee, nelle vicinanze del sito, per alcuni parametri superiore ai livelli consentiti. Anche nella Valle del Sacco la situazione non è migliore: dalle rilevazioni effettuate il fiume ciociaro ha evidenziato valori di cromo, diossina e plutonio superiori alle concentrazioni consentite e la cosa più grave è che ancora viene utilizzato per l’abbeveramento di persone e bestiame, nonché per l’irrigazione dei campi. Non è esente da note di demerito nemmeno il cassinate, che oltre ad essere stata una terra bersagliata da seppellimenti  di rifiuti speciali e da discariche abusive che continuano a spuntare come funghi nei luoghi più impensabili (tra cui anche le foreste demaniali), è sempre al centro delle notizie di cronaca per la grave situazione ambientale che la caratterizza. Addirittura risulta ancora in corso un’indagine relativa al seppellimento a venti metri di profondità di fusti di botulino provenienti dal Nord italia. Questo degrado si è scoperto soltanto da un anno in una zona a vocazione agricola, al confine tra Cassino e Sant’Elia Fiumerapido, presso il corso del canale Nocione. Difatti sono morti alcuni animali da cortile poco tempo dopo aver bevuto dall’acqua del canale, la quale era divenuta di color ruggine.  L’ovvia conseguenza di questo stato di cose è un aumento vertiginoso dei casi di tumore nella nostra provincia. Le amministrazioni locali dovrebbero proteggere i cittadini attraverso l’inasprimento delle sanzioni per chi commette questi reati, aumentando i controlli da parte della polizia provinciale e di tutti i volontari. Inoltre devono avviare al più presto le operazioni di bonifica, che devono chiudersi nei tempi più celeri possibili. Per rendere più salubre l’aria invece, potrebbe essere utile un potenziamento delle aree verdi attraverso un arricchimento della dotazione arborea e premiare tutti i cittadini che assumono comportamenti virtuosi in ambito energetico.
IL SEGRETARIO DEL PCI FROSINONE
ORESTE DELLA POSTA

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