giovedì 31 dicembre 2020

Sospensione idrica 4 gennaio 2021 sull'intero territorio comunale

BUON 2021... l'anno del centenario del partito e che sia di buon auspico per tutti i lavoratori, disoccupati e pensionati.

Il Partito Comunista Italiano di Aquino augura a tutta la cittadinanza Buon Anno con la viva speranza che ci si possa velocemente lasciare alle spalle questo 2020 caratterizzato da una grande crisi sanitaria ed economica mai vista prima.
Nel 2021 ricorre anche il centenario del PCI, nato a Livorno il 21 gennaio 1921, e ci auguriamo che sia di buon auspicio per tutti i lavoratori, disoccupati e pensionati d'Italia.

sabato 19 dicembre 2020

Voucher alimentari: bisogna operare con oggettività ed equità per la loro assegnazione

Abbiamo appreso con molto piacere, dell’assunzione della Delibera della Regione Lazio relativa allo stanziamento dei buoni spesa, e della conseguente ripartizione dei fondi spettanti ai singoli Enti Locali, determinata dalla stessa Giunta Regionale, da cui risultano assegnati per i novantuno Comune della Provincia di Frosinone circa un milione e cinquecento mila euro.
 In questi casi pur essendo d’obbligo il condizionale,  relativamente alla tempistica di erogazione e tutto l’iter ad essa connesso,  non possiamo non rilevare come l’importo stanziato sicuramente non è sodisfacente per copre le reali necessità di tutti gli aventi diritto,  e ciò non è  un invettiva aleatoria, bensì la costatazione relativa ai dati emersi nella prima fase della pandemia,  per cui così come era già accaduto in passato, lo stanziamento deliberato  non sarà sicuramente sufficiente a raggiunti tutti gli aventi diritto.
Proprio riferendosi all’esperienza del recente passata, registriamo oltre allo stanziamento insufficiente a coprire il fabbisogno dell’intera provincia, che come già accaduto priverà dell’opportunità di usufruire della misura assunta dalla Regione, una parte di aventi diritto, che in un momento di crisi economica e di sistema come quello che stiamo vivendo non può accadere perché nessuno può essere lasciato indietro.
Emergono inoltre come in passato, tutte quelle criticità tipiche di chi opera senza l’assunzione di criteri di oggettività ed equità, che rischiano di escludere dai benefici una gran parte di ipotetici aventi diritto che solitamente risultano essere quelli meno accorti o più distanti dai palazzi in cui si esercita la politica.
Vale la pena ricordare che spesso la nostra gente vive anche lo stato di bisogno o di necessità con grande dignità, occorre quindi un intervento oltre che capillare operato in modo da non ledere la sensibilità e la dignità, in modo asettico e operato attraverso le strutture preposte.
E bene ricordare come nella scorsa tornata elettorale sia stato costruito il consenso politico proprio mediante i fondi messi a disposizione per sopperire alle necessità emerse in forza della pandemia.
Per contro queste sono le occasioni in cui la politica dovrebbe dimostrare come il diritto, esercitato in forza di legge non slegato dall’etica e la morale sono elementi imprescindibili per esercitare il ruolo pubblico.
Queste brevi considerazioni vogliono essere solo uno spunto di riflessione, un punto di partenza per mettere al centro del dibattito i diritti e per ritrovare il valore dell’umanità per una società inclusiva dove ritrovare i valori del vivere oltre i valori determinati dal mercato e dal profitto.
Le stesse riflessioni che saremo costretti a dover fare relativamente alla prossima campagna vaccinale, per la quale i paesi occidentali si stanno preparando, e che ad oggi non tiene conto del diritto al vaccino di tutti i cittadini aldilà della cittadinanza, dello stato sociale, o del diritto di nascita.
 F.to  Segretario Provinciale PCI
  BRUNO BARBONA

lunedì 14 dicembre 2020

10 anni di smembramento del SSN hanno provocato un DISASTRO SANITARIO. SIAMO PER UNA SANITÀ PUBBLICA!

E’ sostanziale ed evidente la disgregazione del Sistema Sanitario Nazionale in questa seconda fase della pandemia da COVID-19, se durante la prima fase siamo riusciti ad ottimizzare le risorse in ogni ambito nonostante i tanti contagi ed i tanti morti, in questa attuale fase ci troviamo di fronte ad una cruda realtà,10 anni di smembramento del SSN hanno procurato un disastro sanitario, colpevoli di aver agevolato il sistema sanitario privato lasciando morire un sistema che collettivamente è sempre stato denominato Assistenza Sanitaria Universale e che rappresenta un sistema di assistenza sanitaria in cui a tutti i residenti di un determinato paese o regione è garantito l'accesso all'assistenza sanitaria. È generalmente organizzata in modo tale da fornire i servizi sanitari, con l'obiettivo finale di migliorare i risultati sanitari.
L’assistenza sanitaria è la nostra più grande industria, quindi considerata solo una componente finanziaria che è necessariamente socializzata.
 L’assistenza sanitaria è stata a lungo una delle questioni più contestate politicamente.
La lotta sulla riforma sanitaria è stata forse la questione più acuta della politica nazionale, esemplificata oggi da un totale fallimento. Purtroppo anche in questo ambito, così come in altri riguardanti la salute, l’obiettivo principale risulta il risparmio sulla prestazione anziché la salute del paziente trascurando la possibilità di disporre di un servizio professionale, corretto e legale.
Le figure che ruotano intorno all’assistenza sono molteplici ma non per questo degni di essere valorizzate.
Parliamo di figure che toccano aspetti fondamentali nella cura di un paziente quali la prevenzione, l’educazione, la riabilitazione e la palliazione, seguendo il nucleo familiare e diventando, così, un punto di riferimento.
Con il passare del tempo il diffuso malcostume ha depauperato e snaturato la figura del personale sanitario creando una (falsa) credenza circa le reali competenze e il correlato riconoscimento economico. Il riconoscimento economico diventa così un ostacolo enorme proprio perché non ufficialmente riconosciuto, ne da parte delle istituzioni ne da parte dei fruitori.

Tutta questa premessa serve a dire che oggi  non servono nuove leggi e nuove programmazioni: tutte le soluzioni per la Fase 2 di COVID-19 sono nel Patto per la Salute 2019-2021, approvato in Stato Regioni a fine 2019 e che per la pandemia non ha fatto ancora in tempo a essere del tutto applicato.
Nel Patto della Salute ci sono figure sanitarie come ad esempio l’infermiere di famiglia/comunità (IFeC), una figura che l’OMS ha già descritto e introdotto fin dal 2000, ma che nel nostro Paese per ora è solo ufficiale sulla carta, ma non attuata ovunque. Nelle Regioni dove tale ruolo è a pieno regime (poche per il momento, quasi tutte benchmark, e in molte ancora in fase di sperimentazione) i cittadini hanno un punto di riferimento preciso nel loro territorio per qualsiasi necessità assistenziale. In alcune Regioni dove la sua attivazione ha già preso piede prima dell’introduzione nel Patto) sono rilevanti a partire da una risposta immediata e tempestiva alle esigenze della popolazione, che si rivolge al servizio di Pronto Soccorso in modo più appropriato e con conseguente riduzione dei ricoveri (in quanto si agisce prima che l’evento acuto si manifesti) e quindi riduzione del tasso di ospedalizzazione del 10% rispetto a dove è presente la normale assistenza domiciliare integrata.
 L’infermiere di famiglia/comunità è garanzia anche della continuità assistenziale. Se tale figura fosse già stata istituita avremmo avuto una rete adeguata per gran parte delle funzioni assegnate alle USCAR per COVID-19 che, ad ogni buon conto, dovrebbero essere formalizzate come accade in alcune Regioni in qualità di micro-équipe medico infermieristiche.
È il concetto delle équipe territoriali, un concetto fondamentale da perseguire nella fase 2. Una forte presenza dell’infermieristica di famiglia e comunità che lavori accanto alla medicina generale. Dove l’infermiere di famiglia/comunità c’è, si registra anche la riduzione dei tempi di percorrenza sul totale delle ore di attività assistenziale, passata anche dal 33% al 20% in tre anni, con un importante recupero del tempo assistenziale da dedicare ad attività ad alta integrazione sociosanitaria.
Senza dimenticare la promozione di un rapporto di maggiore fiducia tra infermiere e cittadino, dovuta a una più rilevante prossimità e una migliore offerta assistenziale che va oltre la prestazione erogata, verso una dimensione sociale e relazionale che migliora la qualità di vita dei cittadini. Secondo un’indagine condotta sulla qualità percepita dai pazienti e familiari fruitori del servizio, gli utenti sono più che soddisfatti del nuovo servizio: il 93% degli intervistati ritiene che la presenza dell’infermiere di comunità (quali sono le RSA ad esempio) risponda meglio ai propri bisogni assistenziali rispetto al precedente modello di assistenza domiciliare integrata.
Quindi per la Fase 2 ci vuole l’infermiere di famiglia/comunità.
E per averlo serve un’integrazione degli organici infermieristici ormai all’osso: durante la pandemia i turni sono stati anche oltre le 12 ore.
Quanti ne servono? La stima (senza considerare le Regioni in cui è presente un maggior numero di anziani e fragili dove le necessità aumentano) l’ha fatta la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche: sul territorio, per rispondere ai bisogni di salute degli oltre 24 milioni di cittadini con patologie croniche o non autosufficienza, la Federazione nazionale degli infermieri ha calcolato la necessità media di almeno un infermiere ogni 500 assistiti (assistenza continua) di questo tipo: circa 20mila infermieri di famiglia/comunità. Un numero che è desumibile anche calcolando un infermiere di famiglia e comunità ogni 3mila cittadini circa.
Inoltre, l’infermiere di famiglia/comunità può rappresentare una soluzione per quanto riguarda l’assistenza nelle “aree interne”: si tratta della cura di oltre un terzo del territorio italiano (le zone montane coprono il 35,2% e le isole l’1% della Penisola) e la collaborazione tra infermieri di famiglia e di comunità sul territorio – sociale e di cura – per il sostegno in quelle zone che oggi spesso sono spopolate perché prive proprio di supporti sociali e più in generale di servizi pubblici, rappresenterebbe anche uno strumento utile alla riduzione delle attuali disuguaglianze.
Ci dobbiamo rendere conto che 20mila nuovi infermieri introdotti nel sistema da subito non sono pochi  ma utilizzando ad esempio anche i liberi professionisti e comunque forme di partecipazione che si possono decidere in seguito, l’istituzione di questa nuova figura in modo omogeneo ovunque, almeno per la metà degli organici necessari, rappresenta una vera e propria arma in più per fare fronte nella Fase 2 all’emergenza COVID-19”, figuriamoci nella paventata Fase 3.
 


lunedì 7 dicembre 2020

UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO - COMUNICATO PCI - LAZIO



Stiamo vivendo, come crediamo sia evidente a tutti, una vera e propria rivoluzione totale che riguarda l'automatizzazione  dei mezzi di produzione e l'informatizzazione del lavoro, che non sarà solo smart working. Passata questa emergenza sanitaria legata alla pandemia nulla sarà come prima. Le aziende che non riusciranno ad adeguarsi ai nuovi modelli saranno tagliate fuori dal mercato e lo stesso dicasi per i lavoratori che non implementeranno le necessarie competenze. Questo processo, già iniziato, sarà irreversibile e porrà le nazioni di fronte a una sfida: la conoscenza.

Dovremo produrre uno sforzo finanziario notevole, investire in innovazione e ricerca e adottare politiche riformatrici, ammodernare e rendere più efficiente la macchina amministrativa per raccogliere ed affrontare al meglio questa sfida. Serve, altresì, un nuovo modello di sviluppo che sia basato su due pilastri fondamentali: imprese e lavoratori. In questo quadro la formazione del personale assume un importanza fondamentale, e in questo senso occorre utilizzare al meglio le risorse del Fondo sociale europeo, poiché nel passato, a causa della lentezza e dell' inefficienza della nostra burocrazia, sono state inutilizzate notevoli somme di denaro.

La prima rivoluzione copernicana dovrà riguardare, appunto, la nostra burocrazia, anche con cospicue assunzioni, indirizzandole nei vari livelli regionali e statali. Ma non sarà sicuramente questa classe politica dirigente,  che pure dovrà attrezzarsi, all'altezza per affrontare queste sfide. L'Italia ha bisogno di una svolta politica che le attuali forze presenti in parlamento non sono in grado di garantire, in quanto totalmente inadeguate.

il segretario regionale PCI - LAZIO

Oreste Della Posta

martedì 1 dicembre 2020

Ad Aquino altri 17.049 euro per buoni spesa e carte prepagate dalla Regione Lazio

ASSISTENZA ALLE FAMIGLIE IN SITUAZIONE DI CONTINGENTE INDIGENZA ECONOMICA.

Ulteriori 15 MLN, a favore dei Comuni del Lazio, mediante l’erogazione di buoni spesa e/o card prepagate per l’acquisto di pacchi di generi alimentari e spese per medicinali.
Ad Aquino sarà destinata una somma pari a 17.049 euro.

sabato 28 novembre 2020

PCI: QUALE FUTURO PER LO STABILIMENTO FCA DI CASSINO?

Da quando è operativa la fusione FCA-PSA che, è bene ricordare, riguarda esclusivamente la definizione dei vertici, senza un piano di sviluppo chiaro soprattutto per i siti del mezzogiorno, il futuro dello stabilimento di Cassino è tra coloro i quali è sospeso. 
La FCA ha ricevuto per la vendita 5,3 mld di euro ma le decisioni restano in Francia e questo, sommato all'assenza di un piano industriale, genera un livello di allarme per il sito di Cassino che conta oggi 3400 dipendenti con un indotto di altri 2000 lavoratori che versa già in una situazione di grave sofferenza con continui ricorsi alla cassa integrazione e ai contratti a termine.
 Il PCI ritiene assolutamente necessario che in questa fase la politica, sia a livello regionale che nazionale, prenda in mano la situazione, assuma decisioni e pretenda dal gruppo fca risposte in quanto ha ricevuto dallo stato 6,3 mld di euro senza condizioni, facendo un grande regalo al gruppo.
Chiediamo che deputati e senatori eletti nel nostro territorio battano un colpo in quanto sono stati completamente assenti su questa tematica così importante per la nostra provincia che, è bene ricordarlo, vede lo stabilimento di Cassino centrale e strategico dal punto di vista sociale ed economico. 
Un territorio già messo a dura prova e che l'emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha contribuito ad aggravare facendo registrare meno presenze di turisti specie quello storico-religioso. 
Chiediamo un intervento immediato del Presidente della regione Lazio anche in qualità di Segretario nazionale del PD. 
Va dato atto ai sindacati che alcuni mesi fa hanno illustrato al Parlamento la grave situazione dello stabilimento chiedendo un deciso ed energico intervento del nuovo gruppo industriale.
Alla luce di tutto ciò, il PCI chiede un rapido intervento del governo e della regione affinché venga affrontata e data soluzione a questa grave situazione. Il tempo è già scaduto!
La politica può salvare CASSINO!
Il Segretario Regionale del PCI
Oreste Della Posta

venerdì 13 novembre 2020

PCI Aquino: occorre riaprire l'ex ospedale Del Prete di Pontecorvo

Una sanità sempre più vicina al collasso a causa del dilagare del numero dei contagi da covid19 con posti di terapia intensiva che si ridugono giorno dopo giorno, e una politica che nel corso  degli anni ha visto una forte  riduzione del numero degli ospedali (soprattutto nella nostra provincia) testimoniano che c'è bisogno di un repentino cambio di rotta.
Sicuramente questa grande crisi sanitaria ha messo in evidenza che occorre potenziare fortemente la sanità pubblica a discapito di quella privata e che bisogna agire in fretta!
Anche l'ospedale di Cassino a breve (il 16 novembre) diventerà presidio covid (tutto l'ultimo piano)  e per questo motivo riteniamo che per il nostro territorio sia determinante una riapertura dell'ex ospedale Del Prete di Pontecorvo  per far fronte a tutte le altre esigenze sanitarie non collegate a pazienti covid19.
Purtroppo in questo periodo si sta evidenziando un forte calo di visite specialistiche per la prevenzioni di gravi malattie dovute anche dalla paura di essere contagiati in presidi covid.
Quindi riteniamo giusto per il nostro territorio, in linea anche da quanto dichiarato dal sindaco di Pontecorvo Anselmo Rotondo, una riapertura dell'ex ospedale.
Il segretario del PCI AQUINO 
Pietro Ferone

martedì 10 novembre 2020

Assembramenti e covid, fine settimana senza vigili, chi controlla?

Altre cinque regioni che passano da zona gialla a zona arancione, immagini sempre più frequenti di assembramenti (perfino nella nostra Cassino alcuni giorni fa) e numeri dei contagi che crescono ogni giorno, con una curva che preoccupa tutti.

Una situazione da cui la nostra cittadina non è purtroppo esente: il sindaco ha certificato un significato raddoppio dei contagi in soli pochi giorni, l’ultimo bollettino parlava di 39 casi. Inoltre, lo stesso sindaco denuncia comportamenti di superficialità di alcune persone che continuano a girare e bivaccare, come se la pandemia non esistesse.

Una situazione che va quindi assolutamente attenzionata.

Riteniamo per questo  che si debbano intensificare i controlli, anche attraverso gli agenti della polizia municipale, per cercare di evitare soluzioni più drastriche.

Ci risulta però che dal venerdì pomeriggio, e per tutta la giornata del sabato, non vi sia alcun agente in servizio. Solo la domenica mattina è presente un'unità durante lo svolgimento del mercato.
 Prezioso, anche nel fine settimana, è il lavoro dei carabinieri della locale stazione, che però hanno un territorio molto ampio da monitorare, che va anche oltre i nostri confini cittadini.

Per questi motivi chiediamo agli attuali amministratori una maggiore attenzione ed eventualmente un rafforzamento dei servizi, affinché anche nel fine settimana sia presente sul nostro territorio un agente della polizia municipale per scoraggiare atteggiamenti contrari alle attuali normative anticovid.

Il segretario del PCI AQUINO

Pietro Ferone

martedì 3 novembre 2020

Risanare il FIUME SACCO: UNA PRIORITÀ PER IL NOSTRO TERRITORIO

Risanare il Sacco!!!
In merito ai 209 mid di euro di fondi europei previsti per l'Italia(Recovery fund) occorre individuare i settori che necessitano di interventi urgenti ove destinare le risorse e dotarsi di progetti per renderli operativi. Sono convinto che il risanamento ambientale e la messa in sicurezza del nostro territorio onde prevenire i disastri conseguenti al dissesto idrogeologico, siano la priorità di questo paese, insieme alle infrastrutture di reti ferroviarie e stradali atte a colmare il gap con il nord dell' Europa. Sull'utilizzo di parte di questi fondi si sentono, però, strane voci in particolre per il settore della Difesa, con studi per nuove armi di attacco: si parla di 5 mld di euro. Cosa che va assolutamente scongiurata, a mio avviso, in tutti i modi. Ma se è vero che la priorità è l'ambiente, parte di quei fondi vanno assolutamente utilizzati per il risanamento e la bonifica della "valle del sacco" che è il fiume più inquinato d'Europa insieme al Sarno. Il fiume Sacco è lungo 87 km e a Ceprano confluisce nel Liri, ma i problemi dal punto di vista ambientale cominciano a Colleferro dove, da oltre 80 anni insistono industrie di armamenti e aziendevchimiche che per anni hanno scaricato i residui di lavorazione nel sacco e inerrando fanghi e sostanze tossiche e nocive.
Basta ricordare un fatto: alcuni anni fa nel comune di Anagni fu rinvenuto, da controlli effettuati, il PCB(POLICLORUROBIFINILE) uno dei veleni più potenti con gravi effetti sulla
salute. Nel territorio di Sgurgola, invece,
furono ritrovate diverse mucche morte che si erano abbeverate in uno dei corsi d'acqua. È indispensabile inserire il risanamento del fiume Sacco nei
progetti europei. Siamo consapevoli che lo sforzo finanziario è notevole data la profondità e l'estensione della zona interessata. In questo quadro riteniamo le proposte della regione Lazio insufficienti con i pochi soldi stanziati. 
I fondi verranno fuori dagli studi di fattibilità che creano lavoro, si diminuisce il rischio di malattie e si migliora, la qualità della vita.

Il segretario regionale del PCI
ORESTE DELLA POSTA

martedì 27 ottobre 2020

Noi non scendiamo in piazza per rispetto di chi sta combattendo in prima linea contro il covid, ma vogliamo una Sanità PUBBLICA più efficiente

Dopo questo ultimo, ma non ultimo perché ne arriveranno altri DPCM, abbiamo capito che oltre alla pandemia alla conseguente crisi economico sociale, dobbiamo continuare a pagare l’impreparazione e gli errori politici da una parte, la minimizzazione quando non   negazionismo dall’altra, il paese così senza riferimenti rischia di essere facile preda della parte peggiore dalle mafie al populismo al fascismo.
  Dopo aver superato quello che credevamo il periodo peggiore della pandemia partito quel venerdì   21 febbraio con il paziente 1 di Codogno con 233 morti moltiplicati a 631 dopo qualche settimana, e 11827 dopo un mese, poi non lì abbiamo più contati ci siamo assuefatti, perché le rianimazioni erano insufficienti e gli ospedali era in tilt. 
Sapevamo anche che, in realtà aldilà dei dati ufficiali   le prime avvisaglie le avevamo avute già a partire da novembre 2019 con tutta una serie di polmoniti anomale, sia per la patologia che per il numero, dati del servizio sanitario nazionale, segno questo che quella che prima era un’epidemia e che si è trasformata in pandemia era già tra noi.
Non conoscevamo bene il virus, ci ha presi alla sprovvista, e quindi un po' per paura un po' per dovere siamo stati pazienti, anche perché non potevamo non apprezzare il grande sforzo che il paese e soprattutto gli operatori sanitari che chiamavamo eroi stavano e stanno facendo.
L’estate ci ha fatto dimenticare tutto, i ristoranti si sono riempiti anche senza troppa distanza, perché occorreva recuperare l’incasso perso nel lock-down, si sono organizzate sacre e feste, magari non le processioni perché i sindaci non potevano non far divertire i turisti né i prefetti sono intervenuti per vietarle.
La politica diceva mai più, ci organizzeremo per scongiurare quanto abbiamo dovuto subire, eppure sapevamo che insieme alle normali influenze autunnali sarebbe tornato il covid ad acuirsi perché in realtà non è mai sparito, e Allora Quelli che abbiamo chiamo eroi sono sempre meno perché qualcuno non c’è più qualcuno è in pensione, non abbiamo dotato il sistema sanitario di nuove strutture non abbiamo risolto i problemi del fabbisogno di quanti ancora oggi aspettano la cassa integrazione, i tanti invisibili senza diritti e senza sostegni sono aumentati la lezione non è servita.
E’ chiaro che non andiamo in piazza oggi per ovvi motivi anche di sicurezza, ma ci aspettiamo un cambio di rotta rispetto alla sanità di prossimità, a un intervento sulla situazione del trasporto pubblico che nei grandi centri continua ad essere un grande veicolo di contagio, e unitamente ad una politica di intervento economico immediato nei confronti dei più deboli ad un ripensamento della politica economica come diritto alla vita e non come rincorsa al capitalismo fine a se stesso, perché potremo anche non morire di covid vaccino permettendo ma potremo morire di fame. 
Queste brevi riflessioni vogliono essere solo uno spunto di riflessione, un punto di partenza per mettere al centro del dibattito i diritti e per ritrovare il valore dell’umanità per una società inclusiva dove ritrovare i valori del vivere oltre i valori di mercato.
Il segretario provinciale del PCI FROSINONE 
BRUNO BARBONA

giovedì 27 agosto 2020

Aquino-TARI: occhio alla bolletta soprattutto per le attività commerciali!

La vicenda delle bollette Tari sbagliate ad opera della concessonaria Tre Esse, anche il sindaco è stato costretto ad ammetterlo visto il gran numero di cittadini infuriati, vede a pochi giorni (31 agosto) avvicinarsi la prima scadenza della prima rata o per chi può dell'intera tariffa!
Vogliamo ricordare a tutti di confrontare le proprie bollette con quelle dello scorso anno in quanto le tariffe relative all'anno 2020 sono rimaste invariate. Quindi per chi ha una bolletta diversa dallo scorso anno, con l'aumento, deve recarsi (ingiustamente perché dovrebbero essere loro a correggere l'errore) presso l'ufficio della Tre Esse, ad Aquino in via P. NENNI, per farsela regolarizzare.
Inoltre ricordiamo a tutti i titolari delle attività commerciali che durante il lockdown sono rimaste chiuse o parzialmente chiuse per determinati periodi che hanno diritto allo sconto del 25% sulla parte variabile della tariffa!
Ancora una volta chiediamo maggiore chiarezza su questa vicenda perché riteniamo che non sia giusto che per qualsivoglia motivo ci sia qualche cittadino che possa pagare più del dovuto.
Il segretario del PCI AQUINO 
PIETRO FERONE 

giovedì 20 agosto 2020

Tre Esse Italia: male la prima! Bollette TARI sbagliate e cittadini infuriati!

 

A scegliere a chi affidare il servizio di riscossione tributi è stata proprio l'attuale amministrazione risi-mazzaroppi mentre altri comuni in compenso, come per esempio Pontecorvo ha deciso di revocare il mandato alla suddetta società invitandola ad attuare una condotta meno aggressiva e meno vessativa nei confronti dei contribuenti soprattutto in questo periodo di emergenza covid19. 

Ed a mandare le cartelle per il pagamento del ruolo Tari in modo errato a diversi cittadini di Aquino è stata, "al suo debutto",proprio la stessa Tre Esse Italia! Ora per errori di altri i cittadini che hanno rilevato un aumento rispetto al ruolo dello scorso anno dovranno recarsi presso gli uffici della suddetta concessionaria per far adeguegare la bolletta su quanto in realtà dovuto!

 E chi non riuscisse, per mancata Informazione o per qualsivoglia motivo, a farsi adeguare il ruolo Tari? Sarà costretto a pagare anche la parte non dovuta. 

I Comunisti di Aquino, in linea con quanto sostenuto dalla Consigliera di opposizione Lorenza Di Brango, ritengono che l'errore debba essere rettificato dalla stessa Tre Esse in modo da annullare i ruoli sbagliati ed emettere e far recapitare ai cittadini interessati il giusto ruolo. 

Non è giusto che ancora una volta i cittadini debbano pagare per errori altrui. Non è giusto che ci possa essere la più piccola ipotesi di qualche cittadino, magari pure male informato o non in condizione di potersi recare presso l'ufficio della concessionaria, che possa pagare un ruolo più alto del dovuto. Non si può, soprattutto nel 2020, lasciare la gestione di questa vicenda al caso! 

Vogliamo scommettere che in caso contrario (di qualche contribuente non pagante) saranno loro a ricordarsi di voi con tanto di avviso?

 Il segretario del PCI AQUINO 

PIETRO FERONE 

lunedì 27 luglio 2020

Aquino: la giunta conferma gli aumenti dei tributi locali!

Domani 28 luglio, alle ore 9:00, si terrà il Consiglio Comunale per l'approvazione delle aliquote e delle tariffe dei vari tributi locali.
Ancora una volta vengono confermate le aliquote dello scorso anno che di fatto certificano in modo significativo l'aumento dei tributi locali.
L'addizionale Irpef viene confermata allo 0,8%, ovvero al massimo, e pensare che proprio risi e mazzaroppi volevano abbassarla (quando erano in opposizione) allo 0,3%.
Per quanto riguarda la TARI (tassa sui rifiuti) vengono confermate le tariffe relative all'anno 2019 e solo grazie all'intervento del Governo viene ridotta del 25% la parte variabile del tributo relativa alle utenze non domestiche che durante la fase di lockdown hanno subito la chiusura forzata delle proprie attività commerciali.
Inoltre sono previste le seguenti scadenze per effettuare il pagamento:
31 agosto 2020 unica rata
Oppure 31 agosto 2020 (prima rata), 31 ottobre 2020 (seconda rata), 31 dicembre 2020 (terza rata) e infine 27 febbraio 2021 (quarta rata).
Logicamente il tutto deve passare all'approvazione del Consiglio Comunale... ne riparleremo prossimamente. 

Pontecorvo dice ADDIO alla Tresse (agenzia di riscossione dei tributi).

Il sindaco di Pontecorvo decide di non prorogare il contratto alla TresseItalia, agenzia che si occupava della riscossione (anche forzata) dei tributi locali. 
Inoltre invita la stessa società a portare a compimento l'attività di accertamento finora svolta ma con una condotta non massiva e con non  risulti vessatoria nei confronti dei contribuenti soprattutto in questo momento di crisi sanitaria ed economica.
Ad Aquino da poco si è affidata a codesta società l'accertamento dei tributi...
Auspichiamo che lo stesso richiamo venga ripreso dall'attuale amministrazione in virtù del difficile momento che la nostra comunità sta vivendo.

domenica 19 luglio 2020

TASSE, EVASIONE E RISCOSSIONE FORZATA!


E SE I CITTADINI NON PAGANO LE TASSE LA COLPA È NOSTRA!
Ecco le doti del nostro delegato al bilancio. Quando le cose vanno male la colpa meglio scaricarla sull'opposizione extraconsiliare.
Ed è così che Risi in consiglio comunale giustifica l'enorme evasione fiscale come frutto della politica messa in atto in questi anni dall'opposizione, ovvero  i cittadini non pagano le tasse per colpa di chi li informa che abbiamo le tasse più alte di tutta la provincia di Frosinone. 
Sembra una barzelletta ma in realtà è così. 
Cosa ha fatto il delegato al bilancio per porre rimedio ad una crescente evasione fiscale che si è incrementata soprattutto sotto la sua gestione?
Assolutamente niente fino allo scorso anno, quindi per ben 6 anni ha fatto finta di non vedere... quando poi la situazione è degenerata ha affidato il tutto ad un'agenzia di riscossione esternalizzando il servizio di riscossione (anche forzata) dei tributi.
Ed è così che ogni anno il comune deve richiedere un'anticipazione di cassa (un prestito) alla banca popolare del Cassinate alla quale poi deve restituire la somma richiesta più gli interessi.
Solo lo scorso anno abbiamo accumulato interessi per 41.000 euro. Somme che potevano essere impiegate per far fronte all'attuale crisi dovuta al covid19 e per aiutare le famiglie di Aquino in difficoltà. 
Vogliamo ricordare che non si è stanziato un solo centesimo fino ad ora per far fronte all'emergenza, soprattutto nei mesi più duri di lockdown dove sono stati tantissimi i cittadini che non hanno percepito reddito, e che gli aiuti  sono arrivati solo dalla Regione e dallo Stato. L'amministrazione in compenso per far fronte all'emergenza ha acquistato  delle FIORIERE ed ha prontamente provveduto a chiudere i nostri famosissimi impianti sciistici!
A parte il copia e incolla di qualche DPCM e/o ordinanza regionale da diffondere prontamente su Facebook l'azione di questa deludente amministrazione è stata pressoché nulla!
Tanto pure stavolta sarà colpa dell'opposizione extraconsiliare!
Il consigliere comunale  eletto
Pietro Ferone 



martedì 14 luglio 2020

Petizione popolare - Riconquistiamo il diritto alla salute!


Il Partito Comunista Italiano, unitariamente con Democrazia Atea, Fronte Popolare, La Città Futura, Partito Comunista dei Lavoratori, Potere al Popolo, PRC, PCLM, risorgimento socialista e Sinistra Anticapitalista indicono una petizione popolare per il DIRITTO ALLA SALUTE.
La sanità deve fare quello che serve, quando serve, senza speculazioni e senza risparmi, perché la salute venga prima dei profitti e dei bilanci.
Firma per  una sanità pubblica,universale,laica e gratuita. Puoi farlo anche online al seguente indirizzo: change.org/riconquistiamo-salute/ 
oppure presso i nostri tavoli che saranno presenti nelle piazze d'italia.


mercoledì 17 giugno 2020

Sosta con Disco Orario confermata in modo permanente in Piazza San Tommaso

Con delibera N.42 del 12 giugno 2020 si è deciso di Istituire permanentemente il regime di sosta disciplinato con "disco orario" nei giorni feriali dalle ore 09:00 alle ore 13:00 e dalle ore 16:00 alle ore 20:00 in piazza San Tommaso nei parcheggi antistanti l'edicola, il monumento dell'Immacolata e l'istituto di credito Banca Popolare del Cassinate.

giovedì 4 giugno 2020

Ripensare alle diseguaglianze nella società civile.

Mentre  oggi  poniamo  l’attenzione ai  vari  provvedimenti  di  macroeconomia del governi  mondiali  in  carica,  un  elemento  sembra che si  sia  incanalato  in  un  processo inarrestabile complice la globalizzazione  e  un’evoluzione  un  po’  distorta del  pensare l’economia : l’allargamento  della forbice di  disuguaglianza nella  nostra società.  La concentrazione del  patrimonio  nelle mani  dei  più  ricchi,  parliamo  dei  vari  Bezos  e Gates,  si  è  cosi  affermata tant’è che  oggi  26  persone,  secondo  un  rapporto  Oxfam  del 2018,  detengono  il  patrimonio   di  3  miliardi  e  800  milioni  di  poveri,  quasi  la totalità della  popolazione mondiale.  L’ingiustizia   fiscale grava  sulle spalle dei  più  poveri, addirittura   nel  nostro  pianeta solo  4  centesimi  per ogni  dollaro  raccolto  dal  Fisco  (  in riferimento  al  2015)  proveniva  dalle imposte  sul  patrimonio,  (  Fonte Avvenire). Nei  paesi  in  via di  sviluppo  un  bambino  di  una famiglia economicamente disagiata  ha il  doppio  delle possibilità di  morire entro  i  5  anni  ,  rispetto  un  suo  coetaneo benestante,  fenomeno  che  riscontriamo  anche nei  paesi  industrializzati  :  ad  esempio  a New York,  l’aspettativa di  vita in  un  quartiere povero  è  di  6 anni  rispetto  un  agiato. Quali  sono  le cause principali,  se volessimo  fare  un’analisi  concreta,  che hanno permesso  un  allargamento  della forbice di  disuguaglianza nel  ventesimo  secolo? Cerchiamo  di  individuarle in  linea macro  generale: I processi  di  digitalizzazione telematica:  nei  paesi  altamente  sviluppati  come ad esempio  gli  Usa  o  le  grandi  economie europee,  quasi  l’87%  della popolazione ha accesso  ad  una connessione  internet,  mentre nei  paesi  del  terzo  mondo,  la  percentuale si  abbassa al  19%  (  fonte Il  sole 24  ore ). Le  mutazioni  climatiche  e  l’eccessivo  sfruttamento  delle risorse  non rinnovabili,  le quali,  in  mancanza  di  un’armonia legislativa a  livello  globale,  hanno  colpito maggiormente  i  paesi  sottosviluppati,  aumentando  la  povertà e  il  disagio  sociale e conseguentemente  il  fenomeno  migratorio  nei  paesi  europei. Le politiche urbanistiche,  ancora poco  incisive e  presenti  nei  paesi  del  terzo  mondo,   accentuando  il  divario  in  termini  di  qualità  della  vita fra  paesi  ricchi  e  paesi  poveri. Poniamo  in  essere alcune riflessioni,  in  chiave economica e sociale  : è necessario  ripensare   ad  un  sistema economico  alternativo?  Assolutamente si, Economia umanistica,  secondo  la dotta  espressione del  prof.  Malvezzi,  un’economia che  ponga l’essere  umano  e  le  sue qualità  al  centro  dell’agire e  non  l’economia 
speculativa che  ha causato  e  sta causando  le più gravi  crisi  economiche e  sociali  dal dopoguerra ad  oggi;  ripensare ad  un  sistema di  produzione  in  cui  è  l’uomo  (lo  stato) che controlla  i  processi  di  produzione automativi  e  non  l’incontrario. Deve cambiare anche  la concezione di  stato  dal  punto  di  vista  economico,  tributario, vietando  il  dumping  fiscale  dei  grandi  capitali  come FCA,  FACEBOOK,  AMAZON, RYANAIR e  introducendo  una patrimoniale che sostenga l’equità fiscale   sancita dall’art.53  della costituzione (  chi  ha di  più  è giusto  che dia economicamente di  più); lo  stato  deve  tornare  al  centro  dell’economia,  secondo  la concezione Kenesyana, ponendo  fine al  liberismo  che  rappresenta il  male dei  nostri  giorni. Ripensare  al  modo  di  far  politica,  dando  la  voce agli  ultimi  (,disoccupati,  partite  iva,  lavoratori  dipendenti)   in  modo  che  il  conflitto  dialettico, secondo  la concezione Hegeliana,  torni  a  livello  servo-padrone e  non permanga più  a livello  orizzontale  nella classe media;  è  necessario  tornare  a ‘’svegliare ‘’  la coscienza di  classe e  questo  può  esser fatto  solo  tornando  a  stare  dalla  parte del popolo,  nelle periferie,  nei  circoli,  nelle fabbriche  sempre  e solo  dalla  parte degli operai,  oggi  vittime di  una continua erosione dei  diritti  duramente conquistati.   MOSLEHI MAICHEL 

martedì 26 maggio 2020

PCI FROSINONE: NO AI PRESTITI A FCA per elargire i dividendi agli azionisti.

  Perchè La richiesta di 6,3 milioni di prestito garantito dallo Stato Italiano, da parte del Presidente di FCA  (Fiat Chrysler Automobilies )  Elkan, non solo ci  trova contrari, ma ci indigna.
Intanto per la spudoratezza della finalità per la quale si richiede,  non certo per il rilancio industriale, ne tanto meno per fare ricerca e innovazione, e nemmeno per  mettere in sicurezza l’azienda o per evitare la cassa integrazione a cui  FCA ricorre sovente, no nulla di tutto ciò, ma solo per poter elargire i dividenti agli azionisti.
In linea di principio con un paese in ginocchio per la pandemia da covid 19, con migliaia di attività ferme,  una crisi socio economica che purtroppo è solo agli inizi,  è proprio un bel modo di sentirsi partecipi dello stato di sofferenza della propria comunita e dell’Italia.
Vale per altro ricordare che FCA non paga le tasse in Italia, per cui l’operazione tradotta, significa  prendere soldi dagli Italiani e pagare le tasse in Olanda, dove la stessa ha la propria sede amministrativa che unitamente al fatto che, la sede legale è nel Regno Unito e che con gli accordi con la Peugeot, e la proposta conseguenziale di un A.D. francese, di Italiano c’è in realtà poco, se non la voglia atavica di fare cassa.
E’ opportuno per altro ricordare, che l’Inghilterra è appena uscita dall’europa e l’Olanda è uno dei quattro paesi che stanno osteggiando gli aiuti economici al resto dell’Europa maggiormente colpito dalla pandemia, tra cui chiaramente la stessa Italia.
Al fine di evitare che si possa pensare che i Comunisti, sono contrari per principio, alla proposta di finanziemento abbiamo il dovere di avanzare noi una proposta per l’apertura di credito ad FCA, condizionando la richiesta  al trasferimento della sede e della Produzione in Italia.
Così come pure riteniamo importante, per non escludere da questo gioco di chi più puo prenda,  che a proposito di autostrade si possa semplicemente rescindere dai contratti, tutti e non solo con ATLANTA, e anche qui utilizzare le risorse richieste da  Atlanta, avanzate per fare eco a FCA per gestire direttamente la rete autostradale, ottenedo sicuramente  un miglior servizio e sicuramnete una maggiore occupazione.
In ultimo è importante rilevare l’assordante silenzio della destra oltremodo ciarliera,  che   spesso interviene  a sproposito, che  su questi argomenti  pace come a dire gli amici non si toccano.
                                                                      Il segretario della Federazione Provinciale PCI Frosinone    F.to    BRUNO BARBONA

mercoledì 20 maggio 2020

IL PCI - Frosinone chiede meno burocrazia e tempi più rapidi per aiutare le famiglie in difficoltà

Nell’Italia che tenta di ripartire, cercando di superare anche psicologicamente l’incubo della pandemia, si percepisce sempre più chiaramente la certezza dell’imminente catastrofe socio-economica. E’ sempre più crescente il numero di persone che, dopo aver visto svanire nel corso di questi pochi mesi ogni certezza, è ora alla ricerca di un futuro e nuovi poveri si sono aggiunti alla già nutrita schiera di quanti, ancor prima della pandemia, erano costretti a vivere in situazione di precarietà. In questo contesto, nel quale il coronavirus ha rubato a una moltitudine di persone il reddito e anche una prospettiva di vita, purtroppo per molti, troppi cittadini, non ci sarà ripresa e neanche il tanto sbandierato ritorno alla normalità. Parliamo di migliaia di famiglie aggrappate alla zattera della cassaintegrazione, ai tanti artigiani e commercianti che non riapriranno le loro attività. A questi va aggiunto l’esercito del reddito di cittadinanza e quanti un lavoro, sia pure precario, prima riuscivano ad averlo. Da questo punto di vista è vero che nulla sarà come prima, perché la crisi sarà lunga e la ripresa lenta, e in questo travagliato percorso rischiamo di mietere più vittime dello stesso coronavirus. Occorre, quindi, essere pronti da subito a fronteggiare questa nuova pandemia economico-sociale, e sarà possibile solo se ognuno sarà capace di fare la propria parte, a partire dalle banche, che non riescono nemmeno ad avere fiducia nel governo quando garantisce mutui a commercianti e artigiani, e che frappongono mille ostacoli, cercando di fare cassa con soldi che dovrebbero, di contro, garantire la sopravvivenza delle aziende. Il governo dovrebbe intervenire e le banche stesse dovrebbero anticipare le risorse, non dimenticando che i cittadini e lo Stato, in più riprese e velocemente, hanno salvato il sistema bancario. Allora il senso di quanto ormai si va ripetendo come un mantra, e cioè che nulla sarà più come prima, può essere vero solo se sapremo ricostruire un sistema capace di ridistribuire un po’ di ricchezza, ritrovare coesione sociale e di ridisegnare una nuova società, volta al superamento del capitalismo sfrenato, che non avrebbe potuto e non ha fermato il coronavirus. Forse se al centro dei nuovi principi ponessimo l’essere umano si contrasterebbero non solo i virus ma anche le ambiguità di una società ingiusta, che lascia vivere ai margini anche le persone che più di altre garantiscono quei servizi essenziali alla vita.
Bruno Barbona
Segretario Provinciale 
PCI Frosinone

sabato 18 aprile 2020

Avviso BONUS AFFITTO REGIONE LAZIO: entro il 24 aprile si devono presentare le domande al comune.

🔴MISURE STRAORDINARIE RIFERITE AL SOSTEGNO ALLA LOCAZIONE🔴
‼️Covid-19‼️

Vista la situazione socioeconomica attuale la Regione Lazio ha predisposto lo stanziamento straordinario di 2️⃣2️⃣ milioni di euro, finalizzato alla concessione di contributi per sostenere il pagamento dei canoni di locazione da parte delle famiglie. 

➡️Le risorse disponibili dovranno essere ripartite in favore di tutti i Comuni regionali 
➡️La contribuzione riguarda i canoni di locazione di alloggi di proprietà, sia privata che pubblica, riferiti a tre mensilità dell’anno 2020;

🙋‍♀️Posso beneficiare dei contributi tutti i titolari di contratti di locazione ad uso residenziale di unità immobiliari, site nel Comune di residenza e utilizzate a titolo di abitazione principale, con i seguenti requisiti:
🇮🇹avere la cittadinanza italiana o di un paese dell'UE (nei casi di cittadini non appartenenti all’Unione Europea, in possesso di regolare titolo di soggiorno, si rammenta che i titoli in scadenza tra il 31/01 e il 15/04  conservano la loro validità fino al 15/06/2020);
🏠avere la residenza anagrafica, o essere locatari di alloggio per esigenze di lavoro e di studio, nel comune e nell’immobile per il quale viene richiesto il contributo;
📝essere titare di un contratto di locazione o di assegnazione in locazione regolarmente registrato;
❌mancanza di titolarità di diritti di proprietà, usufrutto, uso ed abitazione su un alloggio adeguato alle esigenze del nucleo familiare nell’ambito territoriale del comune di residenza, 🔒non essere beneficiari, per l'anno in corso, di ulteriori contributi per il sostegno alla locazione; 
💶 avere un reddito complessivo familiare pari o inferiore a € 28mila lordi per il 2019, e aver subito una riduzione superiore al 30% a causa del Covid-19.

‼️Qualora nel corso dei tre mesi, cui si riferisce la domanda, per il medesimo alloggio, sia stato 
rinnovato il contratto di locazione scaduto, il soggetto richiedente integrerà la domanda con 
la copia di ambedue i contratti di locazione regolarmente registrati‼️

giovedì 9 aprile 2020

I MEDICI RUSSI A BERGAMO SONO SPIE? LE TESI DA GUERRA FREDDA DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”

di Fosco Giannini

Su Il Corriere della Sera di domenica 5 aprile appare, a pagina 10, un trafiletto dal titolo: “Contro La Stampa. L’attacco russo al giornalista. La Fnsi: grave”. Vale la pena riproporre il breve articolo annunciato dal titolo, ai fini della ricostruzione di una vicenda probabilmente sconosciuta ai più e che certo non depone a favore di quella parte -vasta, importante e di portata nazionale- della stampa italiana che invece di utilizzare l’arma del racconto oggettivo dei fatti s’inchina in modo servile e becero ai suoi proprietari, ai gruppi capitalistici che ne determinano la linea ed il pensiero politico, sino alla meschina genuflessione.
L’articolo dice così: “Lo scontro tra la Russia e il quotidiano La Stampa- iniziato a fine marzo, dopo alcuni articoli del giornalista Jacopo Iacoboni che hanno messo in discussione le finalità reali della missione militare in aiuto per l’emergenza Covid-19 – è sfociato in un inedito monito del governo di Roma: pur ringraziando Mosca per il sostegno che sta dando, i ministeri di Esteri e Difesa hanno invitato i rappresentanti delle istituzioni russe al “rispetto della libertà di stampa”.  A far esplodere il caso diplomatico è stato il comunicato del portavoce della Difesa russa, il generale Igor Konashenkov, che ha accusato il quotidiano di “russofobia” e di “fake news” e ha concluso la sua nota con quella che è stata letta come un’intimidazione: “Qui fodit foveam, incidit in eam” ( Chi scava la fossa al prossimo potrebbe finirci dentro). Al generale russo ha risposto il direttore de La Stampa, Maurizio Molinari, che ha parlato di “mancato rispetto per il diritto di cronaca” e di “espliciti insulti”. È intervenuta anche l’Fnsi, il sindacato dei giornalisti, per denunciare “il grave attacco”. A questo punto, anche il governo è intervenuto con la nota congiunta dei ministeri di Esteri e Difesa”.
Citare questo articolo del CorSera ci serve per introdurre l’intera questione relativa agli aiuti russi in Italia contro il coronavirus e il commento violento e da “guerra fredda” del quotidiano La Stampa di Torino rispetto a questi aiuti. Ma, intanto, va registrato il tono molto più asciutto e privo di rabbia ideologica reazionaria che il CorSera (che ogni volta che riporta le accuse antirusse de La Stampa le mette tra virgolette) ha avuto, nel rievocare la questione, rispetto, come vedremo, a quello forsennato quanto sguaiato (simile a quello dei peggiori tabloid scandalistici inglesi di quart’ordine) de La Stampa. Se ricordiamo che il CorSera è di proprietà della RCS Mediagroup, di cui fanno parte l’Eni, Mediaset, Intesa San Paolo, altri importanti Istituti Bancari e la Snam (il grande Gruppo di importazione, lavorazione e redistribuzione del gas, anche russo) possiamo più facilmente capire i motivi, capitalistici ma anche legati agli interessi nazionali, della differenza di linea tra lo stesso quotidiano milanese e quello torinese rispetto ai fatti di cui stiamo parlando. Oltretutto, nello stesso CorSera di domenica 5 aprile, a pagina 11 (“a specchio” di quella 10 già citata) appare un altro trafiletto in cui il ministro Di Maio, parlando degli aiuti internazionali di questa fase all’Italia, ribadisce chiaramente che “Senza questi aiuti non ce la faremmo”. Ed è difficile pensare che un giornale prestigioso come il CorSera abbia pubblicato casualmente, in pagine successive, due trafiletti così diversi tra loro…
Ma veniamo ai fatti. Domenica 22 marzo atterrano all’aeroporto militare di Pratica di Mare (provincia di Roma) i primi 9 (alla fine saranno 15) Ilyushin - IL-76MD russi. Il volo russo d’aiuti è innanzitutto il prodotto della storica solidarietà attiva prima sovietica poi russa ai popoli in gravi difficoltà, alla quale si è aggiunta la forte interazione intercorsa in questa fase tra il presidente del Consiglio Conte e Putin. Ad accogliere gli Ilyushin a Pratica di Mare sono il ministro degli Esteri Di Maio, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Generale Vecciarelli e l'ambasciatore russo in Italia, Sergey Razov. È Di Maio a ringraziare con grande enfasi l’atto solidale del governo russo. Dagli arerei militari russi scendono circa 160 tra medici, virologi che hanno già combattuto contro la peste suina e l’ebola in Africa, operatori sanitari, tecnici della sanificazione, oltreché grandi camion militari trasformati in ambulatori mobili per le prime visite mediche, i prelievi, i tamponi; scendono i macchinari per la sanificazione degli ambienti, gli strumenti di ventilazione per l’ossigeno e altro -imponente in numero- materiale sanitario. 
Il personale russo, i camion, i macchinari, le attrezzature non partono immediatamente per Bergamo e provincia (loro certo non facile – possiamo dire eroica? – destinazione). Partono alla volta del bergamasco successivamente, assieme al personale militare e medico-militare italiano. Uno stesso comunicato dell’Ansa ci dice che il 24 marzo i medici e gli specialisti russi entrano in azione ad Albino, provincia di Bergamo e una loro squadra di sanificazione e disinfestazione interviene nelle due strutture RSA della Fondazione per anziani Honegger e che il personale russo è immediatamente impiegato sia negli ospedali da campo del bergamasco che nelle stesse strutture ospedaliere e che inizia una stretta collaborazione sia con i medici ospedalieri della sanità pubblica che con tutto il personale medico e paramedico militare italiano, oltreché con i volontari del Corpo degli Alpini e con i medici di Emergency giunti anch’essi a Bergamo. I medici e il personale russo hanno base nell’ospedale da campo costruito dagli Alpini e due ali della grande struttura sono dedicati proprio ai russi, con la supervisione costante degli stessi Alpini e  della direzione sanitaria dei medici civili e militari italiani dell’ospedale Papa Giovanni ( rimarchiamo questo passaggio, e cioè l’azione sempre congiunta tra personale medico e paramedico militare russo e italiano, alla luce di ciò che avverrà da qui a poco, e cioè alla luce delle terribili supposizioni – di spionaggio russo- e critiche che avanzerà il quotidiano La Stampa alla delegazione russa).
Nei giorni successivi all’arrivo della delegazione sanitaria russa a Bergamo, infatti, La Stampa, con i giornalisti Jacopo Iacoboni, Natalia Antelava e Cecilia Butini, inizia a pubblicare a più riprese “un’inchiesta” (condotta essenzialmente da Iacoboni) sulla presenza russa in Italia. Forse tutto inizia da un informatore proveniente dalla Gran Bretagna che così “soffia” ai giornalisti de La Stampa: “E’ strano che siano schierati i russi. È vero che questo tipo di truppe di Mosca ha la capacità di decontaminazione, ma anche gli italiani hanno questa capacità, ed è più moderna. È molto strano e non torna: gli italiani sono in prima fila nella difesa delle armi chimiche e biologiche della NATO e non hanno bisogno dei consigli russi: li vedremo anche nelle strade di Londra, dopo?”. Citiamo questa forse primigenia “informazione” perché poi, nel prosieguo della storia, il “centro inglese di informazione” (e soprattutto di disinformazione da guerra fredda) dei giornalisti del quotidiano torinese sembrerà svolgere un ruolo decisivo. Oltre che sull’ “informazione inglese” Iacoboni lavora sulle “rivelazioni” del generale Marco Bertolini, già a capo del Comando 0perativo di Vertice Interforze (COI), già comandante della Brigata Folgore, Presidente dell’Associazione Nazionale Paracadusti e candidato nelle liste di Fratelli d’Italia (non proprio, dunque, una biografia da simpatizzante russo) e dell’ex agente della NATO e già comandante del Joint Chemical, Biological, Radiological, Hamish De Bretton-Gordon che consegna ai media questo profondo e allusivo pensiero politico: “ Non riesco ad immaginare come sia potuto succedere, in un Paese NATO, l’arrivo di militari russi”.  
Dall’insinuazione dell’informatore inglese e dalle due “neutrali” testimonianze citate partono i 3 articoli (pubblicati dai giorni successivi all’arrivo dei russi sino alla fine di marzo) dell’“inchiesta” de La Stampa che, come in un davvero scadente giallo poliziesco, inizia ad evocare i più trucidi dubbi da “guerra fredda” o da maccartismo di ritorno. La Stampa, sulla scorta della prima informazione inglese relativa al fatto che le attrezzature antiepidemia italiane, poiché legate alla NATO, sarebbero superiori a quelle russe, si spinge anche ad affermare che, infatti, l’80% delle attrezzature russe sarebbero superate ed inutili, che quasi tutti i medici e gli specialisti russi a Bergamo non sarebbero altro che esperti militari delle guerre biologiche, finché, a partire da queste “constatazioni” e dalle ulteriori “informazioni” del  generale Bertolini e dell’agente NATO De Bretton-Gordon , i giornalisti de La Stampa arrivano ad evocare la questione centrale: che in verità la delegazione sanitaria russa sarebbe in Italia, a  Bergamo, per svolgere le solite azioni di spionaggio russo nel mondo, che la sua  presenza non sarebbe che una manovra per infiltrare personale militare russo e intelligence sul suolo italiano, per acquisire più informazioni e influenza sul nostro Paese.
A questo punto è bene ricordare anche di chi è la proprietà de La Stampa: è del Gruppo Editoriale Gedi, che pubblica anche il Secolo XIX, altre 13 testate locali e, soprattutto, la Repubblica, il giornale al quale il grande capitale italiano affidò il compito di guidare l’ascesa di Achille Occhetto ed il suicidio politico del PCI e affida oggi il compito di primo cane da guardia del filoatlantismo, della mitizzazione della NATO, delle politiche iperliberiste dell’Ue, della “necessaria” costruzione dell’esercito europeo, dell’apologia della democrazia liberale come unica prospettiva per l’umanità e della demonizzazione di ogni Paese posto al di là del confine imperialista e occidentale.
L’imperversare della Stampa non può naturalmente sfuggire all’Ambasciatore della Federazione Russa a Roma, Sergey Razov, che in una lettera aperta al quotidiano torinese del 26 marzo così, tra l’altro, scrive: “La nostra attenzione è stata attirata da due articoli firmati J. Jacoboni, del 25 e 26 marzo c.a. relativi agli aiuti russi all’Italia nella lotta al Coronavirus. A questo proposito vorremmo esprimere alcuni commenti e osservazioni… Il Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana G. Conte nella conversazione telefonica del 21 marzo c.a. ha ringraziato il Presidente della Russia V. V. Putin per gli aiuti tempestivi e imponenti offerti all’Italia in questa difficile situazione. Il Ministro degli Esteri L. Di Maio ha ritenuto opportuno recarsi personalmente all’aeroporto militare di Pratica di Mare per accogliere gli aerei che hanno trasportato gli specialisti russi, i mezzi e le attrezzature, esprimendo la sua gratitudine alla Federazione Russa. Così come hanno fatto per esempio l’Ambasciatore dell’Italia a Mosca P. Terracciano, il Rappresentante dello Stato Maggiore della Difesa L. Portolano e molti altri. In ogni caso il giornalista non avrebbe dovuto disorientare gli stimati lettori in merito alla vera reazione dei vertici ufficiali italiani alle attività della Russia.
Riguardo all’utilità o meno del contenuto degli aiuti russi, ci sembra che sarebbe stato meglio chiedere prima di tutto ai cittadini di Bergamo, dove iniziano a operare i nostri specialisti e i nostri mezzi.
Com’è noto si tratta di una delle città del nord Italia con il maggior numero di infettati, dove sono già morte 1267 persone e 7072 restano positive. I nostri epidemiologi, virologi, rianimatori, su richiesta dei colleghi italiani, cominceranno a lavorare nelle residenze per anziani strapiene della città in cui si è creata una situazione critica per la mancanza di medici e il bisogno di interventi di sanificazione di edifici, locali e mezzi di trasporto. L’autore dell’articolo dovrebbe capire che i militari russi, così come i loro colleghi italiani, andando a operare nell’area loro assegnata, mettono a rischio la propria salute e forse anche la vita.
J. Jacoboni intravede un insidioso secondo fine della Russia nel fatto che siano stati inviati in Italia militari delle forze armate russe, tra i quali anche esperti di difesa nucleare, chimica e biologica.
A titolo di informazione per l’autore e per i Suoi stimati lettori, comunichiamo che i rappresentanti delle truppe russe di difesa nucleare, chimica e biologica, sono gli specialisti più mobili e più preparati con esperienze in diverse regioni del mondo, in grado di prestare assistenza efficace nella diagnosi e nel trattamento dei pazienti, così come nell’esecuzione delle necessarie misure di disinfezione.
Per quanto riguarda il messaggio che spunta dal ragionamento dell’autore e cioè che l’invio di militari russi (a proposito, a titolo gratuito) avrebbe come scopo quello di causare un qualche danno ai rapporti tra l’Italia e i partner della NATO, offriamo ai lettori l’opportunità di giudicare da soli chi e come viene in aiuto al popolo italiano nei momenti difficili. In Russia c’è un detto: «Gli amici si vedono nel bisogno».
E poi, il parallelo tracciato dal giornalista tra l’arrivo in Italia degli specialisti russi e l’ingresso delle truppe sovietiche in Afghanistan nel 1979, concedetemelo, è semplicemente fuori luogo e come si dice non sta né in cielo né in terra”.
La risposta ufficiale de La Stampa all’Ambasciatore russo Razov è davvero goffa e può solo rilanciare, per difendersi, la “veridicità” delle “testimonianze” rilasciate dalla fonte inglese, dall’agente NATO e dal generale italiano. Ma è alla fine della risposta che affiora il nervosismo del quotidiano del Gruppo Gedi, che la butta impropriamente e risibilmente sul piano della difesa della libertà d’espressione: “ Infine, Ambasciatore, la rassicuro, non sussiste alcun dubbio che La Stampa continuerà ad attenersi al principio fondamentale del giornalismo sull’imparzialità e obiettività dell’informazione, come non c’è dubbio che in Italia e a La Stampa continueremo a non farci dire da nessuno cosa un giornalista avrebbe dovuto fare o non fare”.
Ma il “bello”, per così dire, deve ancora avvenire. Il 3 aprile, sul proprio profilo Facebook, il generale russo Igor Konashenkov, interloquisce con La Stampa:  “ Abbiamo notato i tentativi della testata italiana La Stampa, in corso ormai da due settimane, di screditare la missione inviata dalla Russia in risposta alla richiesta di aiuto al popolo italiano… Nascondendosi dietro gli ideali della libertà di parola e del pluralismo di opinioni, nei suoi articoli La Stampa manipola i fake russofobi della peggior specie dell’epoca della guerra fredda, citando non meglio definiti “pareri” di anonime “fonti altolocate”. Nel farlo, La Stampa non disdegna di far ricorso a qualunque invenzione di quegli autori, seguendo le linee guida dei manuali di propaganda antisovietica, a quanto pare, non ancora andati distrutti.
Per esempio, le attrezzature russe per la lotta alle infezioni virali inviate in Italia sono state immediatamente definite da La Stampa, citando l’opinione di uno sconosciuto caporale della NATO in pensione, come “inutili”. La maggior parte dei medici ed epidemiologi russi sono stati definiti dalla testata come specialisti di guerre biologiche. Quelli che non hanno avuto l’onore di venire inseriti in questa categoria sono prevedibilmente stati catalogati come emissari dello spionaggio militare russo (GRU).
Nonostante le sensazionali rivelazioni de La Stampa… gli epidemiologi russi stanno eliminando dalla mattina alla sera il Covid-19 nelle residenze per anziani di Bergamo, insieme ai loro colleghi italiani. E i medici militari russi ogni giorno, spalla a spalla con I militari italiani, creano non “reti di agenti”, ma reparti di terapia intensiva per salvare I cittadini italiani colpiti dal virus nella nuova struttura da campo di Bergamo. Tutto questo viene fatto con l’aiuto delle attrezzature e tecnologie russe, giudicate inutili dalle fonti della testata.
Contrariamente ai fake propinati da La Stampa, gli obiettivi della missione russa del 2020 a Bergamo sono concreti, trasparenti e puliti. Si tratta di aiutare il popolo italiano che si è trovato in difficoltà per via della pandemia di Covid-19, senza chiedere nulla in cambio. E il miglior premio per gli sforzi degli specialisti militari russi saranno le vite e la salute salvati… 
Per quanto concerne i committenti veri della campagna mediatica russofoba condotta da La Stampa, che ci sono noti, consigliamo loro di imparare un’antica saggezza: Qui fodit foveam, incidet in eam (chi scava una fossa al prossimo potrebbe finirci dentro)”.
Naturalmente La Stampa risponde indignata al commento, umanamente e politicamente molto comprensibile del generale, vista la davvero grave provocazione antirussa  e russofobica insita nell’ “inchiesta” del quotidiano torinese. E il giornale scrive, adiratissimo: “Il Comitato di redazione de La Stampa esprime sdegno per il grave attacco del ministero della Difesa russo al nostro giornale e al giornalista Jacopo Iacoboni. Il collega negli scorsi giorni ha pubblicato una serie di articoli sollevando alcuni dubbi sul contingente giunto dalla Russia per aiutare il nostro Paese nell'emergenza coronavirus. Dubbi suffragati da alte fonti politiche e da esperti militari e dell'intelligence. Il rappresentante del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, ha accusato La Stampa di manipolare "fake russofobi della peggior specie" e di seguire "le linee guida dei manuali di propaganda antisovietica". Infine la minaccia al nostro giornale: "Qui fodit foveam, incidet in eam".  Un'autentica intimidazione che ancora una volta conferma - se mai ce ne fosse stato il bisogno - gli strumenti con i quali la Russia controlla l'informazione, e non solo. Ma soprattutto il tentativo inaccettabile di esportare questi metodi fuori dai loro confini, nel nostro Paese, in Europa. Un fatto che rischia di diventare un grave precedente se il nostro Governo non chiederà immediati chiarimenti. E soprattutto le necessarie scuse”. 
Quando si dice: la toppa è peggio del buco, nel senso che la risposta del Comitato di redazione, se possibile, rende ancor peggiore e meschina la linea del giornale. I lettori possono leggere da soli il testo di questa risposta, per verificarne la bassezza morale. Due soli punti vorrei mettere a fuoco. Il primo, davvero subdolo: il Comitato di redazione esprime “sdegno per il grave attacco del ministero della Difesa russo al nostro giornale”. È del tutto evidente che le parole del generale Konashenkov, espresse nel proprio profilo Facebook, sono solo parole del generale e non del ministero della Difesa della Federazione Russa, che è tirato in ballo da La Stampa per colpire inopinatamente e disonestamente più in alto. Secondo: è la frase finale citata in latino dal generale ( “Chi scava una fossa al prossimo rischia di caderci dentro”) che ha fatto letteralmente impazzire La Stampa, suscitato la reazione del sindacato dei giornalisti in Italia, la risposta piccata del governo italiano e anche una pronta e violenta  reazione antirussa di Matteo Renzi, per quel poco che Renzi conti. 
Ebbene, dobbiamo capire: difronte all’attacco vergognoso de La Stampa contro la Federazione Russa (ma il governo italiano, che ha cercato l’aiuto russo, ha fatto finta di niente?)  e contro l’atto solidale russo per il popolo italiano, per la gente di Bergamo, il generale Konashenkov è sbottato, non ha resistito alla provocazione, utilizzando il motto latino. Ma, innanzitutto: tale frase, a leggere bene la nota del generale, non è diretta ai giornalisti de La Stampa, ma ai loro committenti inglesi, che Konashenkov afferma “di conoscere bene”.  Poi, appunto, dobbiamo comprendere: in Russia, in questa fase, sono già in atto i preparativi per la celebrazione del 75° anniversario della Vittoria sul nazifascismo e la fine della Seconda Guerra Mondiale ( 8 maggio 1945) e lo stesso linguaggio quotidiano è segnato ( specie quello dei militari come Konashenkov) dalla lotta contro il nazifascismo, contro i soldati del Terzo Reich che facevano scavare ( non solo nel territorio sovietico, anche in Italia) ai soldato sovietici e ai partigiani la loro stessa fossa, prima di assassinarli. Da qui, le parole in latino del generale Konashenkov, altroché “un’autentica intimidazione che ancora una volta conferma - se mai ce ne fosse stato il bisogno - gli strumenti con i quali la Russia controlla l'informazione, e non solo. Ma soprattutto il tentativo inaccettabile di esportare questi metodi fuori dai loro confini, nel nostro Paese, in Europa”. Parole, queste si, che dovrebbero far vergognare chi le ha scritte. E che pongono un grande problema morale e politico: perché La Stampa non denuncia il fatto gravissimo accaduto   in questi giorni a Taranto, dove un ospedale da campo della NATO, con 300 posti letto e 100 posti per la terapia intensiva è stato spostato in Lussemburgo, come ha ricordato, per rintuzzare gli attacchi antirussi del giornale torinese, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zaharova? E come ha denunciato il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, del PD, affermando: “Taranto e l'Italia sono buoni per i militari e i dirigenti della NATO quando devono ingoiarsi l'inquinamento da naviglio straniero e rinunziare ai migliori affacci al nostro mare? Non si poteva informare le Autorità sanitarie locali di una simile infrastruttura, o ancora di più destinarla per esempio alle nostre sorelle e ai nostri fratelli di Bergamo, che stanno soffrendo persino più di noi per l'emergenza sanitaria da Covid-19?".